Animot 1: Jackie D.

Anno I, numero 2, dicembre 2014
Architettura e animali. Linguaggi, modelli, autorialità, a cura di Mario Carpo e Valentina Sonzogni
Abstract
Il numero di Animot «Architettura e animali. Linguaggi, modelli, autorialità» esplora il tema dell’animalità in relazione ad alcuni punti nodali delle pratiche e delle teorie architettoniche. L’ipotesi su cui si basa il numero è che gli animali non umani, come del resto molti tra quelli umani, usufruiscano dell’architettura senza sceglierla né contestarla, ma spesso ispirandola o determinandone la forma e la funzione. Esplorando i luoghi fisici e teorici di tale discorso, si intende tracciare un possibile sviluppo per una storia dell’architettura “altra” che possa comprendere molte architetture “rimosse” proprio perché destinate alla eliminazione, alla contenzione e allo sfruttamento degli animali.
«Architettura e animali. Linguaggi, modelli, autorialità», inoltre, si prefigge di portare alla luce, alcune riflessioni teoriche sull’animalità e l’architettura che allacciano il tema degli studi animali alla ricerca su cui si concentrano attualmente storia e teoria dell’architettura. Una speciale sezione è dedicata alla tecnologia dei sistemi auto-organizzati e alla metafora morfogenetica nella teoria del design digitale.
Sommario
Teorie
- Valentina Sonzogni, Architettura e animalità: una storia da scrivere
- Catherine Ingraham, Architettura, animale, umano: la condizione asimmetrica
- Giacomo Piraz Pirazzoli, TreeTable
Luoghi
- Paula Young Lee, Collocare il mattatoio: dal capanno alla fabbrica
- Nigel Rothfels, Immersi con gli animali
- Seth e Ariane Harrison, Harrison Atelier, E gli animali saranno cittadini
Opere
- Luca De Leva, Ex. 1-24, 2014
- Marianna Vecellio, Scambio di dita
Nature
- Stan Allen, Dall’oggetto al campo: le condizioni di campo in architettura e urbanistica
- Mario Carpo, Bestiale
- Greg Lynn, Un nuovo modo di stare al mondo
Editoriale
Il numero che stringete tra le mani di Animot: L’altra filosofia è dedicato agli spazi costruiti e a quelli costruibili. Sperimentando il punto di vista dell’altro, il senso della rivista, e dei suoi attraversamenti disciplinari trasversali, si ancòra a un’altra architettura possibile: in-umana, dis-umana, post-umana…
Ancora una volta L’altra filosofia è quella sommersa dall’omologazione: in questo caso, del resto, dall’architettura intesa come gesto da subire passivamente. Reclusi in infiniti edifici, animali umani e non umani, creano dei sotto-spazi che qui riportiamo alla luce grazie al lavoro di chi ha saputo guardare, attraverso il filtro del quotidiano, a un futuro e diverso mondo possibile. E allora gli autori di questo numero hanno aiutato la nostra immaginazione, a spingersi verso spazi prima inimmaginabili in cui le forme di vita altre diventano archetipi per altre forme del vivere. Il tema della liberazione dagli spazi di reclusione, carceri o macelli, zoo o fabbriche, si materializza nella metafora della ripetizione, spezzata da una quasi impercettibile differenza, che l’artista Luca De Leva (abile nella comprensione dell’alterità, noto per i suoi esperimenti di “scambi di vita”), congela nell’immagine della sorella, in un disegno a lei sovrapposto, in una scatola in cui risiede una vita che straripa, e in un’osservazione che cerca di cogliere il nuovo in un gesto che si ripete quotidianamente entro una catena apparentemente priva di interruzioni. Ringraziamo Marianna Vecellio, amica e curatrice, per aver consegnato ad Animot, attraverso Luca, una così sottile interpretazione della vita animale nell’epoca della sua riproducibilità tecnica. Un ringraziamento affettuoso non può che andare anche ad Alessandra Colla e Isabella Del Buono, traduttrici infaticabili, che hanno aiutato Animot a riprodurre in altre lingue le altre voci che abbiamo coinvolto. Il lavoro della rivista procede attraverso gli intenti di creare in Italia un nuovo spazio di ricerca che sia rilettura della cultura umana attraverso la lente dell’animalità, del non-antropocentrico, e dell’alterità possibile. Non più un pensiero sugli animali o per gli animali quanto, piuttosto, un pensare da animali – quelli che dunque siamo e che dobbiamo (ri)cominciare a interpellare. In questo senso la rivista è espressione di un più ampio percorso che non può che risolvere questo editoriale in un ultimo, ma indispensabile, ringraziamento: alle onlus Gallinae in Fabula e Fondazione Prima Spes va la nostra riconoscenza per il continuo sostegno alle iniziative culturali ed editoriali che abbiamo organizzato in questi anni; agli attivisti di Animal Equality Italia per aver silentemente ispirato la riflessione dell’artista; alle edizioni Graphe.it, che rendono il sogno di Animot possibile nel quotidiano, va invece quel particolare tipo di “grazie” che chiamiamo “riconoscenza”: una parola di cui, ancora, dobbiamo comprendere la reale portata semantica. Buon attraversamento degli spazi a ogni vita in ascolto.
La Direzione