Animot 3: Narrare, graffiare

 

Anno II, numero 1, giugno 2015

Narrare, graffiare a cura di Natale Fioretto ed Emanuela Jossa

Abstract

Quale immagine di animali ci restituisce la letteratura contemporanea? E che ruolo riveste la scrittura stessa nella (de)costruzione delle nostre credenze nei loro confronti? Leggendo alcuni autori contemporanei (da Ortese a Cimatti, da Grenier a Grossman) è possibile delineare non più un’immagine degli animali, ma dell’animalità fondamentale, per esplorare, messi per terra in mezzo agli animali non umani (per usare un’immagine kafkiana), la più grande tragedia del nostro tempo.

Sommario

Narrare

  • Susanna Trossero, La danza degli stormi
  • Dario Martinelli, Lettera sull’alterità
  • Rossella Tempesta, Cotidie

Graffiare

  • Roberto Russo, Il graffio che non lascia il segno. Appunti sugli animali in letteratura
  • Natale Fioretto,  Il balzo del lupo. Considerazioni sulla fiaba di Lev N. Tolstoj Il lupo
  • Orietta Ombrosi,  Graffio su graffio. La scrittura del gatto Murr (di Hoffmann) secondo Autobiogriffures di Kofman
  • Emanuela Jossa, Sguardi, tracce, alleanze: animali e fantastico in due scrittori ispanoamericani
  • Luisa Tramontana, Parlare con gli animali: un’analisi del romanzo Di tutte le ricchezze di Stefano Benni
  • Leonardo Caffo, La metafisica delle qualità: dove letteratura e filosofia si incontrano

Annotare

  • Io danzo nel silenzio. Leonardo Caffo dialoga con Giulia Lazzarino
  • Recensioni
  • Giuseppe Moscati,  Tra le righe della differenza animale non umana. Una ricognizione bibliografica

Editoriale

Un altro numero: un’altra sfida intellettuale. Parlare non più di animali, per animali, ma proprio da animali… e come? Perché qui si gioca il discrimine tra chi si occupa di animali e noi che, invece, stiamo rileggendo ogni parte di questa realtà attraverso il filtro della critica all’antropocentrismo. Un battistrada? Eccolo: «L’unica chance offerta all’uomo eretto è di sdraiarsi a terra: osservando le stelle assieme agli animali, magari si scorderà di essere una macchina di sopraffazione e guerra». Sono alcuni versi di Franco Marcoaldi dalla raccolta Animali in versi ad accompagnare questo terzo numero di Animot. L’altra filosofia il cui tema centrale è quello del rapporto tra animalità e letteratura. Il tema scelto – Narrare, graffiare – vuole sottolineare la mutua relazione che esiste tra i due aspetti: la narrazione può diventare un graffio per il pensiero, ma anche il graffio può essere, a sua volta, il racconto di qualcosa (cosa? in che modo? attraverso chi?). Tuttavia, ci sono anche storie di animali talmente stereotipate da non lasciare alcun segno in chi legge e ci sono graffi che vengono ignorati. Quale rapporto c’è tra l’animalità e la letteratura che degli animali parla? Ovvero, qui sta il punto, perché come voleva Gilles Deleuze la letteratura è l’unico vero modo per attuare il «divenire animale»?

La rivista – curata da Natale Fioretto ed Emanuela Jossa – si apre con tre narrazioni, proprio per attuare un primo passaggio di questo divenire: altre forme espressive, altri versi, altri modi oltre il logocentrismo descrivono il nostro passaggio su questo mondo. Susanna Trossero firma il primo testo, che funge anche da commento alle immagini di Felice Cimatti che accompagnano l’intero numero grazie al lavoro di Simone Di Camillo che si è occupato delle riproduzioni fotografiche. Continuiamo il nostro viaggio con la Lettera sull’alterità di Dario Martinelli, tratta dal suo libro Lettere a un futuro animalista, sterzando la saggistica verso alcune poesie di Rossella Tempesta che formano la raccolta Cotidie volta a sottolineare la stretta commistione tra animalità, letteratura e vita quotidiana.

La seconda parte di Animot_3Graffiare, analizza questa forma di animalità che chiamiamo “letteratura” attraverso varie prospettive. Roberto Russo realizza uno status quaestionis, soffermandosi sul fatto che spesso il narrare non graffia; dal canto suo Natale Fioretto traduce dal russo un apologo di Tolstoj che ribalta la figura del lupo così come ci è stata tramandata dalla letteratura. Del gatto Murr (di Hoffmann) secondo Autobiogriffures di Kofman ne parla Orietta Ombrosi, in un articolo che continuerà poi sul prossimo numero. Emanuela Jossa ci porta in America Latina con uno sguardo alla questione degli animali e del fantastico in due autori: Julio Cortázar e Claudia Hernández. Tra gli autori che parlano più spesso di animali non umani figura Stefano Benni ed è a lui – in particolare al suo romanzo Di tutte le ricchezze – che è dedicato l’approfondimento di Luisa Tramontana. Chiude la seconda sezione un testo di Leonardo Caffo sulla metafisica delle qualità, che è il luogo di incontro tra letteratura e filosofia: un tentativo di comprendere che l’animalità è il luogo primario dell’esistenza.

Le note a margine sono veri e propri esperimenti, che confermano la volontà di sperimentare che sempre ci ha caratterizzati: nella sezione Annotare abbiamo, dunque, un’intervista di Leonardo Caffo alla ballerina Giulia Lazzarino, perché il narrare non avviene solo tra le pagine dei libri ma attraverso il suono che rende un corpo umano squarcio del falso confine di specie. Seguono, infine e per la prima volta, delle recensioni fino alla chiusura con una ricognizione bibliografica sull’animalità nella letteratura e sulla letteratura dell’animalità curata da Giuseppe Moscati. Qualsiasi cosa sia l’animalità questo numero, fatto di poesie, immagini e racconti, ma anche di balli e traduzioni, ne è un buono specchio: ovvero è infinite cose, e nessuna di queste. Animalità è un movimento: lasciamo che si liberi, con noi, attraverso di noi.

La Direzione